LA SCONVOLGENTEMGF a cura di Enza Nardi

Cari lettori,

sto per sottoporre alla vostra attenzione un tema di estrema delicatezza. Stravolge l’anima e la vita di chi è costretta a subirla e sconvolge la sensibilità di chi ne viene a conoscenza. Non potrebbe mai accettarlo. È chiamata “MGF” ovvero mutilazione genitali femminile (infibulazione). Si tratta di una crudele pratica eseguita in vari paesi che lede fortemente la salute psicofisica delle piccole donne. La loro intimità viene violata con un dolorosissimo intervento a carne viva. Prevede la rimozione parziale o totale del clitoride; restringimento dell’orifizio vaginale; rimozione e apposizione delle piccole o grandi labbra. L’infibulazione è una pratica estremamente dolorosa che può causare gravi emorragie intra o post-operatorie. Anche solo una delle suddette mutilazioni ledono gravemente sia la sessualità sia la salute delle povere sventurate. I paesi più colpiti sono: Africa, Indonesia, Colombia, Sud America.  Già 130 milioni di donne sono state deturpare e 3 milioni di bambine sono fortemente a rischio. Solo negli anni novanta sono state lanciate dalla leader politica Emma Bonino una serie di eventi,iniziative e conferenze sull’argomento, affiancata da altre figure politiche europee e africane. Nel 2008 in Italia, tramite il Dipartimento per le pari opportunità, Mara Carfagna ha dato vita a una campagna per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle MGF. A seguire a distanza di anni in pochi si sono mossi in tale direzione. Solo a partire dal 1º giugno 2015 l’allora presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha firmato un disegno di legge che istituisce il reato di mutilazione genitale femminile. La pena massima prevista è di quattro anni di carcere con una multa pari a 900 Euro. È a dir poco scandalosa una pena così blanda per chi, in modo crudele,toglie dignità ad una donna. Le impedisce di conoscere il piacere e le causa gravi conseguenze psicologiche, sicuramente irreversibili.

Ancora oggi, nonostante i controlli sui viaggi estivi nei paesi d’origine (sui quali da anni grava il sospetto che siano programmati per effettuare la pratica mutilante, proibita in Europa) almeno una sessantina di bambine, al rientro a scuola, sono state trovate vittime di infibulazione. Diversi i motivi che spingono alcuni popoli a fare certe scelte. Un misto di ignoranza, desiderio di potere e controllo sulla sessualità femminile. Si arriva persino a manipolare le bambine inducendo loro a pensare che se non sono mutilate non sono belle.

In qualità di docente ho avuto modo di ascoltare la testimonianza di una donna, proveniente dal Kenya, sottoposta a infibulazione. Per me è stato devastante anche solo ascoltare. Inutile dire che mentre lei parlava tutto di me tremava. Dai miei occhi a stento trattenni le lacrime. Povera donna. Mi raccontò che, una domenica (era buio) inaspettatamente tre donne, tra cui la nonna e la mamma, la chiusero a chiave in casa così che non potesse fuggire. La nonna l’afferrò e le bloccò la parte superiore del corpo. La mamma e l’altra donna le tennero le gambe divaricate. Un uomo, che era un circoncisole, mise un paio di forbici in una mano e con l’altra afferrò quel “punto misterioso”e cominciò a tirare e tagliare, senza pietà. Le fu imposto di non piangere e di non gridare perché se lo avesse fatto non sarebbe stata degna di suo padre e della sua famiglia.
Fu terribile quando mi disse che sentì il rumore di quel taglio. Provò un dolore lancinante, indescrivibile tanto da farla urlare in maniera quasi disumana e poi svenire. Poi, dolore su dolore.Il carnefice le diede i punti a carne viva con un lungo ago spuntato spinto goffamente nella ferita sanguinante.

Che orrore.

Da quel giorno quella povera donna non riuscì più a divaricare completamente le gambe. Anche dare un calcio a un pallone le fu impossibile, come andare a cavallo, in bicicletta o nuotare a rana. La sua terribile esperienza non trovò fine su sé stessa, ma ebbe un seguito. Lei stessa poi fu costretta ad indossare i panni della carnefice. Ricordo la sofferenza nei suoi occhi mentre raccontava il suo passato. Sofferenza sia come vittima sia come carnefice. Mi confessò che lei stessa si sentiva un mostro per tutto ciò che aveva fatto. Qualcosa di orribilmente sbagliato e che ogni notte pregava per essere perdonata per tutto quel male. A un certo punto l’espressione del suo visò mutò. Mi disse che suo marito, Italiano, fu la sua salvezza. La portò in Italia, la fece deinfibulare per ridarle la sua dignità e per farla sentire una donna libera di vivere il suo corpo com’era giusto che fosse. La sposò e crearono una famiglia. Da quel giorno lei e suo marito si batterono per salvare le donne del suo paese da questa pratica e per garantire loro il diritto all’istruzione.Grazie all’associazione a cui fanno parte, oltre 10mila bambine africane si sono salvate dal «taglio». La sua riconoscenza verso suo marito era tangibile. Soprattutto per averle dato una figlia senza doverla sottoporre al massacro. Io, nel ruolo di docente, ma anche di donna libera da certi soprusi non mi tirerò mai indietro dal denunciare chiunque sottoponga una donna o una bambina a MGF. Invito tutti voi a farlo. In Italia, a partire dal 2006, vi è una specifica disposizione penale relativa alle MGF: Legge n. 7/2006 Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (chiamata Legge Consolo). Gli articoli 583bis e 583ter vietano l’esecuzione di tutte le forme di MGF. Questa legge non solo vieta le mutilazioni genitali femminili, ma impone anche una serie di misure preventive, servizi di sostegno per le vittime di MGF e iniziative di informazione e formazione. Un numero verde gratuito istituito presso il Ministero dell’Interno: 800 300 558 vi dirà come aiutare chi ne ha bisogno.

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