«Nel momento in cui l’attenzione di tutti è puntata sul disagio psicologico degli studenti a scuole chiuse e se ne chiede la riapertura senza che nemmeno siano state poste in essere dal Governo le idonee misure per consentire un rientro in piena sicurezza, mi stupisco che nessuno degli esperti impegnati in questa emergenza, in tutti questi mesi, abbia speso una sola parola di preoccupazione per l’esasperazione interiore a cui sono arrivati tantissimi nostri imprenditori: è ora che si aprano gli occhi e si agisca a tutela anche dell’impatto psicologico che pesa sulle nostre PMI, in balia da ormai quasi un anno di decreti e ordinanze, in una continua altalena di aperture e chiusure improvvise e zero chiarezza».
a cura di Francesco Longobardi
Licenziamenti, cassa integrazione, incertezza per il futuro della propria azienda. Sono solo alcuni tra i mostri che popolano la testa degli imprenditori d’oggi.
Per questo mi sembra opportuno spendere qualche parola sulla possibilità di chiedere un sostegno psicologico ai tempi della crisi economica.
Si parla di crisi economica globale da così tanto che non siamo più nemmeno in grado di stabilire quanto tempo fa si sia iniziato a farlo. Quel che è certo è che molta meno considerazione è stata dedicata ai suoi effetti negativi sul benessere e sulla serenità delle persone.
L’odierna decadenza economica ha tratteggiato una fase nella quale sempre più imprese fanno fatica ad andare avanti. Tutte queste difficoltà hanno avuto una ricaduta piuttosto gravosa sull’occupazione e sul reddito di molte famiglie. Si tratta di una circostanza che sta comprensibilmente sfibrando il tessuto sociale, provocando forme di disagio e malessere in molte persone.
Sappiamo quanto la nostra società sia caratterizzata da tensioni familiari, depressione, ricorso alle finanziarie – se non all’usura, per arrivare a sfiorare il dramma del suicidio. La cronaca quotidiana ci informa fin troppo spesso su simili conseguenze della crisi economica. Di fronte all’instabilità finanziaria della propria attività molti imprenditori annaspano nel buio, prede della criminalità organizzata.
Il malessere psicologico vissuto dagli individui con un futuro lavorativo incerto può essere compreso se si riflette sulle conseguenze più profonde: negazione delle nostre certezze e delle nostre realtà, sensi di inferiorità e problemi di autostima, una ricorrente precarietà – anche – emotiva. Il soggetto, infatti, si trova di fronte a eventi rispetto ai quali la sua capacità di controllo è assai limitata.
Bisognerebbe fare tutto ciò che è in nostro potere per non cadere nel buco nero della rassegnazione.
Il fallimento della propria azienda è chiaramente un evento complesso che coinvolge una molteplicità di dimensioni: la mancanza del lavoro e quindi dell’indipendenza economica, il mutamento delle abitudini quotidiane, l’idea di sé e dell’immagine pubblica di se stessi. Il concludersi dell’occupazione significa non avere un ruolo sociale e non essere in grado di mantenere né se stessi né la propria famiglia.
Gli individui possiedono una certa rappresentazione della propria persona basata anche sui ruoli che avvertono come propri, ed è proprio sulla base di questo che riescono poi a sviluppare la sicurezza e l’autostima essenziali per integrarsi e inserirsi socialmente.
Inoperosità forzata, faticoso inserimento nel mondo del lavoro, mancanza di prospettive non sono degli ottimi presupposti per l’accrescimento della propria sicurezza.
Ma quali sono gli effetti?
Quali gli effetti emotivi della crisi, del fallimento, della perdita della propria azienda?
Rabbia, insoddisfazione, delusione, frustrazione, umore vacillante e una diffusa sensazione di assenza di controllo su di sé, sulla propria vita e sul proprio futuro, nonché un’ineluttabile riduzione del livello di autostima. Deformazioni dell’umore, della fermezza, delle relazioni e degli affetti fino ad arrivare a stati depressivi, a evidenti disturbi d’ansia o, più in generale, a un complessivo peggioramento della qualità della vita.
Indebitati, in ritardo nelle riscossioni, costretti a licenziare e in ansia per il futuro dei propri figli. Vedere il frutto delle proprie fatiche, quell’impresa che con tanta fatica si è data alla luce sull’orlo del fallimento è cosa, ovviamente, totalmente sconfortante. Imprenditori disperati e pericolosi per se stessi e per gli altri. Uomini che vivono la crisi come un fallimento personale e che, diversamente dagli operai che in questi casi cercano di unire le loro forze, tendono a isolarsi.
Il fenomeno degli imprenditori in difficoltà psicologica è fortemente diffuso perché colpisce anche chi non è stato colpito direttamente dalla crisi ma, in qualche modo, è avvicinato dall’angoscia e dalla paura di poterne essere contaminato.
La maggior parte degli imprenditori vittime della crisi dicono di sentirsi dei falliti, pensano di aver sbagliato tutto e credono di non aver saputo gestire in modo razionale i profitti dell’attività.
I consigli
Come combattere questi sentimenti negativi derivanti spesso da eventi indipendenti dalla propria volontà?
– Cercare di mantenere la propria rete sociale. Il fallimento può portare ad assumere un certo atteggiamento di chiusura nei confronti del mondo. Gli atteggiamenti di chiusura non fanno che aumentare la solitudine e la propria visione pessimistica, motivo per cui andrebbero evitati. Questo è molto importante: è dimostrato che in situazioni di stress e/o malessere avere una rete sociale su cui poter contare contribuisce ad aumentare il benessere.
– Scaricare stress e ansia. Nei momenti più difficili è sempre altamente consigliabile trovare una valvola di sfogo per le proprie preoccupazioni: praticare un’attività fisica, andare a correre, scrivere e dare forma ai propri pensieri. Potrà sembrare banale, ma canalizzare le sensazioni negative aiuta anche a superarle e a rigenerarsi.
– Non perdere di vista le proprie mete. Per quanto sia difficile vivere un momento simile, bisognerebbe porsi degli obiettivi quotidiani. Questo aiuta a non sentirsi sopraffatti dagli eventi. Ovviamente nella giusta misura: è bene non essere troppo rigidi ma cercare invece di mantenere un atteggiamento flessibile.
– Prendere in considerazione la possibilità di chiedere un sostegno psicologico. Attualmente in Italia si stanno attivando numerosi sportelli di assistenza come l’Associazione Medea Odv, che mi onoro di rappresentare.
In questo quadro storico non esattamente incoraggiante la professionalità e le competenze degli psicologi possono sostenere gli imprenditori per restituire loro uno sguardo diverso e meno drammatizzante, così come possono aiutarli nel risvegliare risorse sopite e attenuate.
Lo psicologo s’inserisce come figura di riferimento per chi pensa che la propria salute psicologica sia stata in qualche modo intaccata o per chi viva un momento di difficoltà che si rende conto di non riuscire ad affrontare da solo. Si possono rivolgere – o per meglio dire, dovrebbero – a uno psicologo quanti desiderino monitorare e perfezionare il proprio benessere psicologico. Non può che contribuire a un miglioramento della qualità della vita.
Se senti bisogno di avere un aiuto perché ti trovi in una situazione di questo tipo puoi consultare il nostro www.medeaodv.it – info@medeaodv.it