Il Cashback sta creando una dipendenza?

A cura di Francesco Longobardi

Cos’è la dipendenza digitale?

La dipendenza è il “bisogno compulsivo di una dose quotidiana” che, in caso di astinenza, si trasforma in un pensiero ossessivo, in un profondo malessere verso se stessi e verso la società.

Di norma le dipendenze che conosciamo sono quelle da sostanze stupefacenti, da alcool, da tabacco, ma esistono anche le dipendenze comportamentali. Esse, in quanto tali, generano un conflitto interiore che porta il soggetto ad allontanarsi dalla famiglia, dagli amici e anche dal proprio lavoro o dalla scuola.

Tra queste dipendenze è inclusa la dipendenza digitale.

Essa è espressione di una dipendenza comportamentale caratterizzata da azioni compulsive e di alterazione dello stato emotivo, riguardanti l’uso di computer, smathphone, tablet e tutto quanto è legato a questi dispositivi elettronici.

Il Cashback sta creando una dipendenza?

Il Cashback di Stato sta creando una ludopatia da governo? E’ questa la domanda che viene da porsi a poco più di un mese dalla conclusione del primo semestre. Lanciamo un grido dall’allarme su un fenomeno silenzioso ma sempre più diffuso, il quale evidenzia anche la testimonianza di un diretto concorrente per i 1.500 euro la cui vita, da quando è nato tale programma, è cambiata per sempre.

Il circolo vizioso inizia dalla mattina, quando piuttosto che aprire email o social come un tempo, si apre l’app Io. “Non è possibile, sono sceso sotto il 90millesimo posto”. Se c’è una cattiva notizia tipo questa, si innesca un meccanismo devastante che porta all’acquisto necessario di qualcosa pur di recuperare.

Cosa ha portato tutto questo? A spendere di più e a creare quasi una dipendenza. La corsa all’acquisto per mantenere la posizione, ritrovarsi quasi alla fine di questa competizione con 90 mila persone che anche acquistano freneticamente, superando la dozzina di transazioni quotidiane, capisco che tutto questo meccanismo ha reso le persone ludopatici legalizzati.

Questi causano innanzitutto una riduzione della qualità della vita, la quale è uno dei primissimi parametri per l’attribuzione di una psicopatologia.

Di fatto, è bene capire che esistono delle specifiche avvisaglie, riconoscibili come sintomo di un malessere profondo che, nel tempo e in determinate situazioni, possono sfociare in una vera e propria patologia:

Sbalzi umorali (rabbia, depressione)

Disturbi del sonno (alterazione del ciclo sonno/sveglia)

Dimenticarsi di mangiare e dormire

Chiusura, isolamento

Noncuranza della scuola

Allontanamento emotivo dalla famiglia

Epilessia

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