Casa – Scuola educhiamo i nostri figli a cura di Enza Nardi

Casa-scuola:  
Già dal momento in cui un bambino e una bambina si affacciano alla finestra della vita, sono caricati di una grande responsabilità: diventare a piccoli passi i futuri cittadini degni di rispetto e, allo stesso modo, dell’impegno di dare rispetto. I primi passi della loro crescita e della loro formazione mentale e caratteriale avviene in famiglia e subito dopo a scuola. Da docente di Scuola Primaria  ho piena consapevolezza di quanto i bambini già da piccoli possano manifestare atteggiamenti violenti di diversa natura. Vuoi perché cresciuti sul modello del padre o della madre che non rientrano nei canoni del rispetto altrui, vuoi perché insito in loro. Anche i bambini, seppure piccoli, provano emozioni molto forti e spesso negative, come: rabbia, paura, vergogna. Un bambino che non impara a gestire questi sentimenti potrebbe diventare un adulto insicuro e violento. È, quindi, fondamentale intervenire già sul nascere di frasi, gesti, atteggiamenti che inducono a capire che con il tempo tutto possa trasformarsi in qualcosa di irrecuperabile o se recuperabile con grande difficoltà. Il fulcro della situazione sta nell’agire tempestivamente nel recupero di chi potrebbe diventare un possibile maltrattante. In questo modo si potrebbero evitare catastrofi e salvare due vite: quella del maltrattante stesso — importante punto di partenza — e quella della probabile vittima. 
Durante le ore trascorse a scuola i bambini sono impegnati in diverse attività didattiche/educative. Ancora oggi, però, sono pochi o quantomeno non bel strutturati progetti che riguardano proprio le relazioni positive e paritarie, la cooperazione e la condivisione, l’ascolto e la  partecipazione, l’empatia e il rispetto.Cosi come i bambini, fin dalla tenera età, imparano a camminare, mangiare, parlate, etc, imparano a fare del pensiero e del comportamento altrui il proprio. Per questo motivo il ” modello casalingo” deve essere l’esempio perfetto di come ci si deve rapportare e comportare con gli altri. Se i bambini non hanno un esempio positivo oppure mostrano difficoltà a farlo proprio per dare sfogo, invece, ad atteggiamenti ostili, allora la scuola non deve sottrarsi dall’aiutarli e a condurli verso il percorso della vita che sia più corretto possibile. Per questo, a partire dal primo anno della Scuola dell’Infanzia, si devono proporre attività che possano sviluppare un clima di accoglienza e prevenire fenomeni di discriminazione ed esclusione. Inoltre devono favorire la capacità di stare in una relazione in cui la forza personale non si traduca in dominio sull’altro. 
Fin dall’infanzia, adeguando gli approcci educativi all’età, si possono creare diverse occasioni di confronto per educare alla non violenza. Lavoro di sensibilizzazione e prevenzione necessario per il contrasto alla violenza maschile sulle donne. Lavoro di induzione a far riflettere su se stessi e sul rapporto con gli altri. Se parliamo di bambini della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria, ci sono diversi strumenti che si possono usare:-  libro a tessere, con immagini di azioni corrette e scorrette su cui poter argomentare;- gioco da tavolo per l’educazione al rispetto dell’altro sesso e alla non violenza;- libro-racconto per l’educazione al rispetto dell’altro sesso e al superamento degli stereotipi di genere;- le classiche fiabe che mostrano in modo indiretto che a un problema c’è sempre una soluzione pacifica.  
Anche l’atteggiamento nel riprendere un errore del bambino è importane. Se abituato a urla e frasi umilianti da parte del genitore, di un insegnante o di un qualsiasi adulto, diventerà a sua volta un adulto portato a urlare e umiliare il prossimo, oppure gli sembrerà normale che la relazione si basi su discussioni violente.E’ giusto dare ai piccoli regole e limiti, segnalare gli errori e gli sbagli, ma bisogna farlo senza urlare e senza farsi prendere dall’impulsività. 
Un grande errore che spesso fanno gli adulti, per propria convenienza, è lasciare i bambini e gli adolescenti in balia di cartoni e videogiochi. Questi sono l’opposto delle fiabe: la soluzione al problema è la violenza e non una una strategia positiva.I bambini e i ragazzi assorbono, più di quanto si possa immaginare, i modelli che vedono sullo schermo. Il contenuto dei cartoni di oggi spesso è violento e dove non c’è violenza esplicita sono caratterizzati da parole e immagini iperstimolanti. Per questo bisogna limitarli il più possibile. 
A partire dai 12-15 anni maschi e femmine hanno una separazione più netta a causa del diverso sviluppo ormonale. Sarebbe opportuno che in tutte le scuole si tenessero adeguate lezioni di educazione sessuale, tenute da specialisti, dove prevalga la sfera comportamentale a quella sessuale. Certi temi sono difficili da affrontare in casa, ecco perché il ruolo della scuola è cruciale. E’ fondamentale insegnare ai ragazzi d’oggi la parità dei sessi e l’importanza di rispettare il corpo, proprio e dell’altro. 
Enza Nardi

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