NON SOLO IL 25 NOVEMBRE a cura di Enza Nardi

Cari lettori

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in cui ufficialmente si ricordano tutte le donne che hanno subito e che continuano a subire violenza. Purtroppo molte di esse, per anni, hanno permesso che l’uomo di cui si fidavano sfogasse su loro le proprie frustrazioni e i propri fallimenti. Hanno continuato ad accettare parole imperdonabili e subito botte, senza reagire mai per quieto vivere o ancora peggio per PARA. Come punchballs hanno incassato quelle parole orrende e botte dolorose. Di continuo, senza mai reagire e senza mai pensare di restituire la cattiveria ricevuta, sperando che quell’“uomo” potesse cambiare. Sperando che l’amore e la comprensione lo facessero ravvedere. VANA SPERANZA. Si parla di donne fragili, incapaci di prendere una posizione per paura di perdere il loro carnefice, trascurando la cosa più importante: il rischio di perdere sé stessa. Orribile fenomeno sempre più in crescita.  Il 25 novembre è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Pensiamo di aver fatto passi avanti con la richiesta della parità tra i sessi, invece poi è come se ne facessimo mille indietro quando la donna è costretta a subire da chi pensa di essere il “supremo”.A tal proposito vorrei mettere in evidenza che l’argomento trattato non deve essere limitato a un solo giorno, ma necessita dell’attenzione continua e costante di tutti i giorni dell’anno. Solo parlandone in ogni momento e ovunque possiamo fare riflettere e far capire che usare violenza verso una donna non porta solo alla distruzione della vita della vittima, ma anche a quella di chi applica violenza.  La sostanziale carenza di iniziative informative su questo tema contribuisce a far sì che questo fenomeno persista. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – che comprendono anche un obiettivo specifico per porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze – offrono grandi possibilità, ma necessitano di informazioni adeguate per apportare cambiamenti reali e significativi nella vita delle donne e delle ragazze in tutto il mondo. Ognuno di noi può e deve dare il proprio contributo. Anche una sola parola o un gesto, apparentemente insignificante, può risultare efficace per imbavagliare la bocca di chi è solito offendere o legare le mani di chi le usa nel peggiore dei modi. Io ho dedicato il mio libro “Davvero Davvero” proprio alle donne vittime di violenza e al coraggio che le stesse hanno avuto, ma anche a quelle che non ne hanno avuto pagandone un prezzo caro: la propria vita. Sia chi ha già vissuto terribili esperienze, sia chi ha avuto la fortuna di non viverle deve sempre stare in allerta perché ciò che accade ad un’altra, in qualsiasi momento può accadere a te. È importante e fondamentale parlane in ogni modo, in ogni luogo e con qualsiasi mezzo. Al costo di essere noiosi e ripetitivi. Deve entrare nella testa di tutti, adulti e giovani che tutto può avere inizio anche da una sola parola violenta sottovalutata. Presto la stessa si trasforma in una frase, per poi sfociare in botte. Care amiche e cari amici UOMINI fate anche voi la vostra parte. Parlatene, parlatene fino allo sfinimento, affinché si possa arrivare al giorno in cui tutte possiamo fare i nostri passi leggeri e spensierati, senza ombre a seguirci se non la nostra.

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