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MINORI A RISCHIO, ADOLESCENTI ALLO SBARAGLIO IL PREDOMINIO DI BRANCO GIOVANILE TRA ALCOOL E DROGHE . RESPONSABILITA’ GENITORIALE?

Sul fenomeno sociale delle cosiddette “baby gang”, voglio dirvi alcune cose, sicuramente
provvisorie e parziali, che ho capito a partire dalla mia esperienza. Adolescenti a metà, con un
blackout cognitivo, una totale assenza di ispirazioni valoriali, incapaci di riconoscere la
risonanza emotiva dei loro gesti, quasi sempre con povertà familiari, educative, affettive
e relazionali.
Voglio parlarvi della perdita della responsabilità genitoriale e del predominio di branco
giovanile, configurato come aggravante.
Un genitore può perdere la potestà (più correttamente responsabilità genitoriale) quando
viola o trascura i doveri ad essa inerenti o abusa dei relativi poteri con grave pregiudizio
per i figli. Il giudice può pronunciare la decadenza dalla responsabilità genitoriale
quando la madre o il padre:– abbandona o trascura il figlio;– non adempie gli obblighi
di mantenimento, istruzione ed educazione dei figli. La decadenza dalla potestà non ha
carattere sanzionatorio, almeno in ambito civilistico, ma finalità preventiva volta ad
evitare che condotte sbagliate dei genitori ricadano sui figli, provocando danni non solo
patrimoniali ma anche e soprattutto psicologici, morali e sociali sull’intera comunità.
E poi il predominio di branco giovanile, configurato come aggravante. Ecco una volta
individuato i colpevoli se hanno commesso reati in gruppo, metterci l’aggravante. Il

reato di rissa come aggravato dai futili motivi. L’azione di gruppo potenzia quella della
violenza individuale, cancella la coscienza morale di ciascuno.
La legge del branco: le pressioni esercitate dagli amici hanno sono determinanti. Spesso
bere alcolici può essere il lasciapassare per diventare parte di un gruppo o per continuare
a essere accettato al suo interno dagli altri membri. Speso ci si ubriaca per non sentirsi
diversi dagli altri ragazzi che lo fanno.
Il “Branco” pesta un coetaneo e posta il video sui social, riconosciuti e denunciati tutti i
bulli. La loro smania di mostrare la loro “impresa” aiuta gli investigatori che li
individuano tutti e subito. Mi hai ripreso?”. E’ quanto chiede all’amico che sta girando il
video uno dei componenti del branco subito dopo aver rifilato un ceffone a un coetaneo,
vittima della follia del gruppo.
Il rapporto con i genitori: prima ancora di ciò che viene insegnato loro, gli esempi che i
genitori forniscono ai propri figli sono fondamentali nella loro crescita. Anche rispetto al
consumo di alcol conta molto il modo in cui i familiari si pongono. Un atteggiamento
La dipendenza da alcol è una delle più gravi e delle più complicate da superare, data la
facilità con cui si scatena. Diversamente da quanto accade con altre sostanze, esistono
numerosi locali adibiti alla vendita di alcolici e la maggior parte della popolazione li
assume in modo abituale o occasionale.

L’alcol presenta severe ripercussioni su chi ne abusa, molto spesso irreversibili.
L’alcolismo è una malattia grave che, se non trattata in modo adeguato, può apportare
serie conseguenze a livello professionale, personale e fisico.
ottusamente proibizionista non porta molti frutti. Bisogna cercare, invece, di
sensibilizzare i giovani ai rischi reali che l’abuso d’alcol può portare e soprattutto
seguirli con attenzione nella fase critica dell’adolescenza, per fare in modo che le
ubriacature non diventino le valvole di sfogo di mancanze affettive e problemi di natura
emotiva e psicologica.
Il contesto socio-culturale di appartenenza: la società ha un ruolo fondamentale. Così
come è opportuno sottolineare il legame tra consumo di alcolici e occasioni di festa o
svago, sarebbe anche utile rimarcare tutti i rischi che un eccessiva assunzione d’alcol
può portare a breve e a lungo termine.
La risposta che spesso la politica dà è cruda: sicurezza in carcere (dicono), senza
prendere in considerazione che vi è bisogno di organizzare risposte, di prevenire.
Abbassiamo l’età punibile,gridano altri.
A mio parere una società che giudica un minore e dopo averlo giudicato lo mette in
carcere è una società malata che sta giudicando se stessa e la propria malattia.

Bisognerebbe, secondo il mio punto di vista, innanzitutto selezionarli questi minori, non
farne di tutta un’erba un fascio come accade oggigiorno: ci sono quelli che evadono
l’obbligo scolastico, quelli che vivono conflitti in famiglia, che vivono nel sottosviluppo
economico e sociale, vittime di vuoti culturali, di diritti negati, di politiche deboli.
Ci sono, poi, i bulli che si sentono importanti e vogliono farsi notare dalla loro
“comunità”; ragazzini che commettono violenze solo per affermare se stessi e marcare la
propria presenza sul territorio. E poi quelli che dalla devianza passano alla criminalità
Può solo il carcere essere la risposta che mette tranquillità e sicurezza rispetto alla
devianza ed alla microcriminalità? Si pensa davvero che abbassare l’età imputabile sia la
soluzione?
Secondo il mio parere bisognerebbe, invece, sottrarre il minore ad un contesto familiare
che lo spinge verso l’illegalità e farlo prima del reato. Dietro ogni minore che arriva a
delinquere non c’è stato un adulto responsabile. Sono adolescenti a metà con genitori a
metà! In alcuni casi occorre per un tempo limitato sospendere la patria potestà ed
obbligarli ad un percorso rieducativo genitoriale in strutture come le case speciali
dell’Infanzia e dell’adolescenza, un affidamento temporaneo e in alcuni casi fuori dal
contesto di provenienza. E poi mettere l’aggravante da branco quando si commettono
reati e si viene giudicati. Presi singolarmente non hanno coraggio, né carattere.
A questi ragazzi più attori sociali con integrazione della terza età, possono aiutarli a
percepirsi come persone in grado di mettersi in gioco, ritrovarsi, senza passare ad un
livello criminale superiore, le Case dell’infanzia e adolescenza, un contenitore di
educazione civica, oltre ad insegnare l’arte e mestieri, aperte di pomeriggio, lo sport
come strumento di integrazione sociale, aiutano e possono e devono essere la soluzione.
Ripartire dalle povertà economiche, educative,affettive, culturali. Essere agenti di
prossimità per famiglie che non sanno della doppia vita del figlio o sono piene di
contraddizioni e li assecondano i propri figli. O hanno atteggiamenti disumanizzati di
chi condivide le gesta, a volte li incita ad essere “uomini con gli attributi!” Paura di
perderli i figli o dettati da un godimento passivo

Ripartire dalle periferie. Investire sulla scuola, sulla formazione professionale, sul
lavoro, sulla dignità del lavoro per ogni singola persona.

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